di Mario Torrente
Una splendida giornata di sole con temperature più che primaverili ha “salutato” il ritorno per i sentieri dei soci del Cai di Erice dopo settimane di fermo per le misure anticovid. La prima uscita del 2021 ha visto protagonista Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1100 metri di altezza. Una montagna meravigliosa che regala panorami mozzafiato praticamente da ogni suo versante, abbracciando da un lato il golfo di Macari e pizzo Cofano, l’Agroericino e la piana di Trapani dall’altro, con la prospettiva che verso Est spazia verso il territorio palermitano. Davvero unica la vista dalla vetta dello Sparagio, che guarda a poca distanza Monte Inici, più basso di pochi metri. A Sud invece la vista è per bosco Scorace e Montagna Grande per poi spostarsi ad Ovest, verso Erice, con il suo borgo arroccato sulla montagna che fu della dea Venere. Complice l’assenza di vento, nuvole e nebbia, i soci del Cai che hanno raggiunto la cima hanno davvero potuto godere di uno spettacolo della impareggiabile, con il panorama circostante che si è manifestato in tutta la sua bellezza.
Come ovvio l’escursione si è svolta nel rispetto delle misure anticovid, rispettando il protocollo del Cai nazionale, con gruppi di quindici e due direttori ciascuno, attenendosi alla regola del distanziamento e all’obbligo di mascherina. I camminatori del Cai sono partiti con zainetto in spalla e scarponcini ai piedi dal bosco del Giacolamaro, percorrendo la stradella che, dopo avere attraversato il polmone verde che guarda verso l’Agroericino, arriva fino alla vetta dello Sparagio. Ed è strada grande la gioia tra i soci Cai per potere tornare a condividere le passeggiate nella natura, con l’allegria e l’empatia che contraddistingue il sodalizio ericino, sempre caratterizzato da un forte affiatamento tra gli iscritti. Ma è stato anche una bella occasione per conoscere i nuovi soci. Tra i momenti che hanno segnato una domenica sicuramente da ricordare, c’è stato il pranzo a sacco nel grande prato verde poco sotto il tratto finale di sentiero per la vetta dello Sparagio. Qui, sempre attenendosi al distanziamento, Rocco Chinnici, uno dei direttore dell’escursione ha letto un simpaticissimo testo, scritto da lui stesso mentre organizzava l’uscita, dove ha citato i cognomi di tutti i partecipanti all’escursione.
Eccolo:
Cognomi in escursione
Vi volevo raccontare una cosa che mi è successa:
L’altra sera sono stato sino a mezzanotte a mettere ordine all’elenco dei partecipanti, a cercare i nomi e i cognomi di quelli che scrivono in chat: Io ci sarò! Ma lasciamo perdere… Perciò, sono andato a letto e avevo tutti sti cognomi che mi giravano in mente. Avevo pure mangiato poco, soltanto qualche Sardina e una Bannetta di cioccolato. La notte ho avuto un incubo! Ho fatto un sogno stranissimo. Mi trovavo su un sentiero che a un certo punto era Barraco da un cancello di ferro. Sopra il cancello c’era un cartello fresco di Stampa con su scritto: Benvenuti! Guardo oltre il cancello e vedo un Casamento sormontato da una Torre-grossa. Improvvisamente il cancello si è aperto ed io sono entrato. Ho attraversato un ponticello sotto il quale passava un Torrente, ai lati crescevano dei fiori Rosati e qualche Garofalo rosso. il posto sembrava disabitato. L’ingresso della costruzione era sormontato da uno stemma che rappresentava un piccolo grifone, un Grifo. Da li si entrava in una grande Cammarata. Improvvisamente vidi uscire un tizio con la Coppola, con certi Occhipinti e il naso Pizzuto che mi chiese con un accento Lombardo se fossi un Pellegrino. A quella Barbara domanda risposi di no. A mia volta gli chiesi se il palazzo fosse suo. Mi rispose che lui era soltanto il custode, il proprietario era un nobile spagnolo, più esattamente un Catalano. Gli era stato Donato dai genitori, una Ricca e nobile famiglia. Ma lui era così D’Avaro che camminava sempre con Li Causi rattoppati. A questo punto del sogno, sul più bello, non suona la sveglia? Che vi devo dire?
Stamattina spiegavo a un socio che ci saremmo divisi in 4 gruppi da Chìnnici persone ciascuno. Senti, mi fa lui, è presto, andiamoci a prendere una tazza di tè. A me il tè piace dolce, quando lo preparo a casa ci metto sempre due Zaccarini che conservo nei Cassetti del mobile. Me lo faccio nella Garraffa e poi me lo verso nella tazza. Il tè mi piace prenderlo insieme a quei biscotti che fanno d’inverno a Palermo, l’11 novembre, per San Martinez, quelli duri, come si chiamano? Ah, i Martinelli! Io il tè l’ho bevuto sempre, pure quando ero piccolo. Mi viene in mente quando da bambino, se prendevo un brutto voto, mia nonna mi sgridava e mi diceva: così vai indietro come il Cordaro, una volta si usava dire così. Questa era mia nonna. Invece Minunno mi difendeva sempre. Per fortuna mia zia e Ma-zzeo mi davano ripetizioni di matematica, almeno lì prendevo la sufficienza.
Stavo dicendo, ero al bar con questo socio e gli chiesi: Maceri tu quella volta che abbiamo fatto l’esercitazione di orientamento? Quando siamo tornati Vincenti e Festeggianti? No, mi fa lui, e invece oggi dove andiamo? Andiamo su monti e su valli, Sa-valli, per essere precisi. Speriamo che la gente cammini. Dovete sapere che una volta mi capitò un gruppo di gente lentissima, erano proprio Scarsi. Uno solo si salvava, infatti ci dissi: ma come, tu eri l’ultimo e adesso sei Già-quinto? Te la sei fatta di Corso!
Si vede che sono stato dal Barbera e mi sono tagliato i capelli? E mi sono comprato pure un Pantaleo da trekking, ogni tanto è giusto che Cangemi abbigliamento. Sapete cosa ho deciso? La prossima settimana mi vado a fare un tatuaggio qui, sullo Storace. Mi faccio disegnate lo stemma del Cai.
Non vi voglio annoiare ancora, ma prima di salutarvi vi voglio fare una confidenza. Sapete, ogni tanto, quando sono in escursione mi vengono certi dubbi, viene da chiedermi: ma io qui che ci Fazio? Me lo dite voi cosa ci Fazio qui? Vi saluto.
Ed alla fine il buon Rocco Chinnici ha conquistato uno strameritato applauso. Stappando, durante la sua lettura, tanti sorrisi. Dopodiché è stato il momento di Salvatore Torregrossa ha animato il dopo pranzo con la sua chitarra, interpretando diverse canzoni. Dopodiché i soci del Cai di Erice hanno ripreso il loro cammino, iniziando la discesa in un sentiero rivolto sul lato Nord, prima addentrandosi in un bosco, per poi percorrere un itinerario che si affaccia su Castelluzzo ed il golfo di Macari con panorami che hanno riempito i cuori con un senso di libertà che ha quasi compensato i mesi passati lontano dai sentieri. È stato un bel modo per riprendere un cammino interrotto a causa del covid.
Nella montagna che è il “tetto” della provincia di Trapani.
Da dove i sogni riescono più facilmente a spiccare il volo.
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