a cura di Rocco Chinnici
ph. Angela Savalli e Baldo Giurlanda
“Il 15 luglio 1624, in una grotta di Monte Pellegrino, furono trovate le ossa di Rosalia Sinibaldi, una devota eremita ivi morta intorno al 1170. In quel tempo infuriava a Palermo una epidemia di peste. La cittadinanza stremata dal morbo decise di portate in processione per le strade della città le spoglie mortali di Rosalia e in poco tempo la peste cessò. In seguito a questo fatto straordinario nei pressi della grotta venne eretto un santuario e nel 1644 Rosalia fu dichiarata ufficialmente Santa e Patrona di Palermo. Mancava però una strada adeguata che consentisse ai fedeli di raggiungere il Santuario. Il Senato palermitano decise allora di far costruire una comoda via di accesso, detta Scala Nuova, poi completata intorno al 1720″.
Abbiamo percorso numerosi tornanti della Scala Nuova per esplorare e raggiungere la vetta di Monte Pellegrino. Il più bel promontorio del mondo, come lo definì Goethe.
E’ il 19 dicembre, la giornata è un pò ventosa, la temperatura è gradevole. Partiamo dal lato sud, camminando tra boschi di conifere e stupendi panorami sulla città, raggiungiamo il pizzo Volo dell’Aquila. Da qui lo sguardo spazia verso il mare, i monti intorno a Palermo ed oltre, fino alle Madonie. Circa 400 metri sotto i nostri piedi è il cimitero dei Rotoli con la sua pianta ad anfiteatro.
Proseguiamo verso la sommità, dove tralicci e antenne sembrano gareggiare in altezza. Superiamo rapidamente l’affollata zona sommitale e raggiungiamo il sentiero che dai pressi della vetta ci porta rapidamente verso il santuario. Giunti nel piazzale antistante, ci prepariamo a soddisfare le esigenze dello spirito, dando però la precedenza a quelle del corpo, della pancia, per l’esattezza. Una panineria “Il ritrovo del ciclista” ci attende con le sue focacce con panelle calde, birra fresca e salutari spremute di melograno.
Dopo questo momento di rilassante convivialità, saliamo la scalinata che ci conduce al Santuario ed alla grotta, luogo di mistero, di storia e di spiritualità.
Al ritorno percorriamo interamente la Scala Nuova per raggiungere il piazzale dove avevamo parcheggiato le auto. E’ l’ultima escursione dell’anno, siamo alla vigilia delle festività, e prima di salutarci ci scambiamo vicendevoli auguri e ringraziamenti. Un grazie particolare va ai direttori Rocco, Pino e Leonardo, un grazie ai partecipanti, un grazie a questa splendida montagna ed alla sua Protettrice e un grazie all’organizzazione.
E’ stata una giornata mite, il percorso non è stato troppo impegnativo, abbiamo riempito gli occhi di bellezza e i polmoni di aria buona. Possiamo dire che il Cai di Erice ha chiuso in bellezza questo anno così difficile.
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