Sentiero Tre Portelle – Fossa del Bove
Scattare la foto perfetta, su tutto il golfo di Castellammare: dal Belvedere si gode di una vista spettacolare. E poi: il Castello Arabo-Normanno, le Chiese, i boschi.
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Si parte dal centro abitato di Castellammare del Golfo, la cittadina marinara che sorge alle pendici del complesso montuoso di Monte Inici e dà il nome all’omonimo golfo delimitato a est da capo Rama e a ovest da capo San Vito. Sorto nell’Ottocento, su una prima fortificazione araba, il suo nome deriva dal Castello Arabo-Normanno prospiciente il golfo che, fino a tempi recenti, era lambito dal mare. Castellammare nasce come porto della vicina Segesta e fino alla metà del XX secolo ha conservato la sua importanza commerciale. In passato la pesca era tra le attività economiche di maggior rilievo, in considerazione anche dell’indotto delle tonnare vicine: la Tonnara del Secco, la Tonnara di Scopello, la Tonnara di Castellammare e la Tonnara Magazzinazzi erano ancora attive fino alla metà degli anni ottanta del nostro secolo. Nel tempo la pesca e in parte la produzione agricola, tradizionali fonti di sostentamento della popolazione, hanno progressivamente lasciato il posto ai servizi legati al turismo: dalle strutture di accoglienza a quelle di erogazione di servizi (come ristoranti, diving, noleggi, escursioni via mare…), tanto che Castellammare del Golfo è tra le città della provincia di Trapani con maggior numero di alberghi e ristoranti.
Per raggiungere il Belvedere, da cui godere di un bellissimo panorama, e scattare una foto su tutto il golfo, si deve salire lungo il versante orientale di Monte Inici, in direzione della Chiesa della Madonna delle Scale, un piccolo luogo di culto (recentemente restaurato), sito sulla parete prospiciente il porto, che deve il suo nome per la conformazione del terreno che degrada dolcemente verso il mare. L’edificazione della chiesa è successiva ad un episodio miracoloso datato al XVII sec.: ogni anno, l’8 settembre, viene celebrata la commemorazione dell’evento straordinario quando, nella piazzetta di “Porta Fraginesi”, viene servita la tradizionale pasta con le fave (“Li tagghiarini”).
Nelle immediate vicinanze della chiesa sono visibili anche la vecchia Cappella di Sant’Alberto e la Cappella della Madonna della Via, ricavata nella roccia. Dal Belvedere, superando l’area attrezzata della Forestale, si può proseguire la salita e raggiungere: la radura boschiva denominata Fossa del Bove (in cui nel 2010 è stata individuata una rarissima pianta -lo Ptilostemon, una sorta di cardo-); il laghetto dello Stagnone, nella cui area sono stati ritrovati reperti fossili risalenti al giurassico medio e al primo cretaceo; il rimboscamento di Fontanelle, con il Rifugio Casa Alliata, gestito dalla Forestale; il bosco della Vaccaria, caratterizzato da arbusti e cespugli quali il rovo, il pungitopo, l’edera, l’assenzio, il prugnolo, il biancospino, la rosa canina e la ginestra, e, nelle zone aperte, da l’euforbia, la palma nana, il sommaco, la ferula e la peonia. Qui trovano dimora diversi mammiferi come la volpe, il riccio, il coniglio selvatico, la donnola, e nidificano rapaci come la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, il barbagianni, la civetta e l’assiolo.
Il sentiero termina con la visita dei resti del Castello di Inici, uno dei più antichi di tutta la Sicilia: il primo nucleo risale verosimilmente all’VIII secolo, e nel corso dei secoli è stato ampliato fino al XVII secolo quando la struttura ha assunto un aspetto non dissimile da quello attuale. Ancora nel 1960 l’enorme complesso del castello risultava abitato, e, articolato com’è in due cortili, fungeva da centro della contrada. Nel castello erano posti e funzionanti l’ufficio postale, la caserma dei carabinieri e la scuola. Il terremoto del 1968 ha danneggiato molto gravemente l’intera struttura che negli anni successivi ha conosciuto un periodo di crescente abbandono che ha portato, nel 1998, al crollo della torre medievale.
Baglio di Inici
Sul monte Inici si trova l’interessante, maestosa mole di una struttura rurale fortificata, detta baglio o castello, costruita, secondo la tradizione, nel sito della mitica città di Inico. Il primo nucleo risale probabilmente al secolo VIII ma le strutture vennero ampliate ed ingrandite nel corso dei secoli fino ad assumere nel secolo XVII l’assetto attuale ad opera dei Gesuiti ai quali fu donato il feudo su cui insiste il baglio, assieme alla chiesetta della Madonna della Mendola, costruita intorno al 1574. I Gesuiti resero questo vastissimo feudo una delle aziende agricole più produttive della Sicilia; dopo la loro cacciata, nel 1767, il baglio fu acquistato da privati e fino al terremoto del 1968 fu abitato da una comunità di contadini.
Sebbene in stato di estremo degrado oggi si possono ancora ammirare i due cortili comunicanti e quanto rimane delle torri, degli ambienti interni e della chiesetta dalla quale provengono gli affreschi settecenteschi, opera del trapanese Domenico La Bruna, conservati presso la chiesa Madre di Castellammare del Golfo.
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