Organizzato dal Comune di Erice e dall’Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Scienze Umanistiche e patrocinato dalla Regione Siciliana, Soprintendenza BB.CC.AA. di Trapani, il 29 ed il 30 marzo al Palazzo Sales di Erice si terrà il convegno “Le cinte murarie antiche della Sicilia occidentale”. All’iniziativa parteciperanno archeologi e dei rappresentanti delle Università Italiane e straniere che nel corso degli anni hanno condotto scavi archeologici nel territorio della Sicilia Occidentale. Si discuterà delle varie esperienze e delle indagini condotte sui sistemi difensivi antichi, della loro forma e delle loro tecniche costruttive, della tipologia di materiale da costruzione di cui si disponeva e del contesto economico, sociale e politico nel quale si formarono e si eressero. Nella giornata di Giovedì, alle 18.30 presso la sala delle mostre temporanee del Polo Musale “A. Cordici” sarà  poi inaugurata la mostra “Erice tra mito, storia e archeologia. Le indagini archeologiche alla cinta muraria e al castello Erice”. Introdurrà i lavori il Sindaco di Erice Daniela Toscano Pecorella.

Le mura elimo puniche di Erice sono costeggiate da un sentiero che offre la possibilità di potere fare delle passeggiate tra natura e storia, entrando nel bosco antico che circonda il borgo medievale della vetta. Il percorso, lungo poco meno di un chilometro, parte proprio davanti la matrice di Erice, nei pressi di porta Trapani, per dirigersi verso la zona del quartiere spagnolo, da dove è possibile continuare il trekking nel sentiero di porta Castellammare, scendendo lungo il versante Nord Est della montagna per raggiungere diverse località, come l’area demaniale di San Matteo, oppure risalire verso il centro storico ericino dal sentiero dei “runzi”, arrivando proprio sotto il Castello di Venere e la Torretta Pepoli. Il tutto con paesaggi mozzafiato sull’Agroercino e sul golfo di Bonagia.

Guarda il programma del convegno

 

 

Continuano le escursioni del Cai di Erice nei sentieri del Trapanese. I soci ed i simpatizzanti del Club alpino italiano questa volta hanno fatto tappa nel territorio di Calatafimi, con un trekking davvero particolare che ha regalato un tuffo nei colori della primavera accompagnati dai sapori locali, immergendosi tra le bellezze di un territorio ricco di fascino e storia, tra il famoso tempio di Segesta, con la sua area archeologica sul monte Barbaro, ed il Sacrario di Pianto Romano, monumento eretto a memoria della battaglia di Calatafimi del 15 maggio del 1860 dove sono conservati i resti dei soldati garibaldini e borbonici che si affrontarono proprio in queste zone. Fu qui che Garibaldi pronunciò la celebre frase: “Bixio, qui si fa l’Italia o si muore”. Tra questi due importantissimi siti, il Tempio di Segesta ed il sacrario di Pianto Romano, si trova una vallata caratterizzata da paesaggi di campagna che in primavera regalano un trionfo di colori e odori. Dove la vita dei campi è scanditi dai ritmi di sempre, tra pastorizia ed agricoltura, regalando scorci tutti da scoprire. Passando anche tra i ponti, le gallerie ed i sottopassaggi della vecchia linea ferrata “Salemi-Calatafimi” degli anni Venti. Costeggiando terreni coltivati, agrumeti, frutteti ed orti. E dove, fermandosi in qualche caseificio, è possibile gustare siero e ricotta fresca. Oppure del buon formaggio accompagnato dal miele prodotto in quella vallata, tra le più particolari e suggestive della Sicilia, che offre tanti spunti per dei trekking unici, passando per i boschi di Angimbè e Monte Pispisa, quest’ultimi con i suoi panorami mozzafiato sul tempio di Segesta. O ancora per il vallone della Fusa o addentrandosi nelle campagne di Calatafimi camminando con il sottofondo del torrente Gaggera, passeggiando tra gli aranceti, le viti, gli uliveti ed i campi coltivati ad ortaggi o con alberi da frutto. O ancora ammirando gli scorci su Calatafimi ed il vicino Castello Eufemio. Un mondo davvero tutto da scoprire. Passo dopo passo, respirando l’aria salubre di questi luoghi, che pulsano davvero di antico e mitico, tra le tante leggende e le pagine di storia che sono state scritte proprio qui.

 

(foto e testo Mario Torrente)

Arte, laboratori, percorsi storici e narrativi, artigianato e musica, ma soprattutto i tradizionali altari di pane. Tutto questo sarà la Festa di San Giuseppe a Salemi, dal 15 al 25 marzo. Fulcro delle iniziative il centro storico della cittadina trapanese, inserita nel club dei Borghi più belli d’Italia, che vede al suo interno anche il Palazzo dei Musei nell’ex Collegio dei Gesuiti. Saranno complessivamente nove le tradizionali ‘Cene’, realizzate con gli artistici pani lavorati a mano, visitabili da turisti e appassionati di storia che decideranno di recarsi a Salemi nei dieci giorni dedicati alla festa di San Giuseppe.

“Siamo davanti a un evento che si è guadagnato sul campo un posto di primo piano nel panorama delle iniziative di maggiore richiamo in Sicilia – afferma il sindaco di Salemi, Domenico Venuti -. Anche quest’anno, come in passato, abbiamo investito con convinzione nella festa che è il simbolo di Salemi e che richiama nel nostro borgo tanti visitatori, molti dei quali negli anni successivi ritornano con piacere a visitare la nostra città. Un successo che ci inorgoglisce e che ci spinge ogni anno a migliorare l’organizzazione, grazie anche alle associazioni che collaborano con grande forza di volontà”. Nei giorni della Festa di San Giuseppe il polo museale di Salemi – con il Museo della mafia e le altre sezioni dedicate all’archeologia, all’arte sacra e al Risorgimento – sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20, mentre nelle giornate di sabato e domenica osserverà l’apertura continuata dalle 10 alle 20. Per il 17, 18 e 19 marzo, giorni clou della Festa di San Giuseppe, è stato istituito un servizio di bus-navetta da piazza Vittime di Nassiriya a piazza Libertà.

L’Amministrazione di Salemi ha curato le Cene di piazza Dittatura, all’interno del Palazzo del Comune, e di piazza Lampiasi, dentro la chiesa di San Bartolomeo. Altre Cene e altari sono previsti in piazza Libertà, nella sede della Pro Loco, piazza Alicia, largo Cappuccini, contrada Bagnitelli, via Monaci e via Cosenza. Il cartellone degli eventi collaterali, messo a punto dal Comune, prevede un percorso ideale tra la storia, il gusto e la tradizione che si snoderà soprattutto nel centro storico. Tra gli eventi previsti anche l’inaugurazione il 17 marzo della mostra ‘Ritualità, tradizione e contemporaneità del pane’, curata da Giuseppe Maiorana, che ospiterà una installazione del noto collettivo artistico ‘Alterazioni Video’. La mostra, che rimarrà aperta fino all’8 aprile, è stata realizzata in collaborazione con il Polo museale regionale d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Riso, a Palermo. Non mancherà la musica, con le colonne sonore della ‘Sud Street Band’ e del gruppo folkloristico ‘Sicilia Bedda’, e i ‘Lassatiliabballari’. Il 18 e 19 marzo si potrà assistere all’inedito spettacolo di narrazione “Il vangelo secondo Giuseppe”, di e con l’attore Giacomo Guarneri, prodotto dall’associazione ‘La Pentola nera’.

“La Festa di San Giuseppe è il nostro fiore all’occhiello – sottolinea l’assessore comunale al Turismo, Vito Scalisi – ed è per questo che il Comune ha curato tutte le iniziative nei minimi dettagli. Vogliamo mostrare ai turisti le bellezze della nostra città, con un tuffo nella tradizione dei pani ma anche nell’arte e nella cultura rappresentate dai nostri musei e dai nostri monumenti”. La Festa di San Giuseppe darà spazio anche all’imprenditoria e artigianato locale: all’interno del chiostro di Sant’Agostino, infatti, si terranno i mercatini di primavera, con i prodotti degli imprenditori e artigiani della zona, mentre il 18 e il 19 marzo la Festa entrerà nel vivo con il tradizionale pranzo dei santi nelle Cene. In questi due giorni, in piazza Dittatura, l’associazione Ristoratori Aliciensi organizzerà anche la degustazione dal titolo ‘La pasta con la mollica e le 101 pietanze di San Giuseppe’. Domenica 18 marzo, infine, Salemi sarà meta degli appassionati di mountain bike con il ‘Raduno dei pani’, giunto quest’anno alla seconda edizione.

Scarica il programma della Festa di San Giuseppe a Salemi

Presentato il programma delle escursioni dei Cai di Erice. L’incontro, che si è tenuto nei locali della baita comunale di via Apollinis, la sede ericina della sottosezione del Clup Alpino Italiano, si è aperto con l’intervento del referente Vincenzo Fazio, che ha dato il benvenuto ai soci e simpatizzanti sintetizzando le uscite fatte in questi mesi di attività, dalle varie uscite organizzate in diverse zone del territorio, passando per i 110 chilometri di sentieri dell’Agroericino e per i diversi percorsi dei monti della provincia di Trapani e di Palermo fino ad arrivare nella più lontana delle isole Egadi, a Marettimo, dove si è tenuta una escursione indimenticabile che ha portano la bandiera del Cai fino a pizzo Falcone. Ma Fazio ha parlato anche degli incontri tenuti nella sede di Erice, come i corsi di formazione, e le iniziative per la tutela del patrimonio ambientale della montagna di Erice, dalla giornata ecologica per ripulire il bosco antico all’adesione al Comitato per dire basta agli incendi che la scorsa estate hanno devastato migliaia di ettari tra macchia mediterranea ed alberi. Programma escursioni Cai Erice primavera estateUn tema che ha visto il Cai di Erice avanzare anche delle proposte per prevenire i roghi ricorrendo alle nuove tecnologie.

Il calendario delle escursioni primavera-estate 2018 è stato illustrato da Monica Cassetti, componente del Consiglio direttivo della sottosezione dei Cai di Erice e dei comuni dell’Agroericino. Il primo appuntamento è per domenica 8 aprile, a pizzo Merio, nel territorio di Castellammare del Golfo. Si continuerà domenica 29 aprile a Rocca Busambra mentre il 6 maggio è in programma un trekking nell’isola di Marettimo, con i soci del Cai che faranno tappa nel faro di Punta Libeccio. Le escursioni proseguiranno il 20 maggio a Monte Sparagio ed il 3 giugno nella montagna di Erice, con un percorso ad anello da Bonagia a San Matteo passando dalla grotta di Polifemo. Altra uscita fuori dalla provincia di Trapani sarà nel fine settimana del 15 e 16 giugno nei Megaliti dell’Argimusco, nel Messinese. A luglio è invece in programma un’escursione nelle Riserva Foce del Fiume Belice e dune limitrofe, nel territorio di Castelvetrano. Il programma escursionistico si concluderà con una uscita notturna tra il 14 ed il 15 luglio a monte Grifone, per assistere allo spettacolo pirotecnico del Festino di Santa Rosalia, a Palermo, con il gran finale del sorgere del sole all’alba. Le escursioni sono riservate ai soci del Cai. E nel corso dell’incontro tenuto alla baita comunale del borgo medievale si sono registrare nuove adesioni, con diversi simpatizzanti che hanno deciso di iscriversi alla sottosezione dei Cai di Erice. È possibile tesserarsi per il 2018 (nuove iscrizioni) fino ad ottobre. Per i rinnovi c’è tempo fino al 31 marzo. L’iniziativa nella sede del Cai è proseguita con un momento formativo, a cura della vice reggente del Cai di Erice Angela Savalli, sulla tracciatura digitale con Gps su smartphone per la realizzazione di una mappa informatica tramite Google Earth e Google maps.

Domenica 25 febbraio, nelle sede del Cai di Erice, nei locali della Baida comunale di via Apollonis, sarà presentato il programma delle escursioni primavera-estate 2018. Sono previste 8 uscite in varie località della Sicilia occidentale. Il primo appuntamento è per domenica 8 aprile, a pizzo Merio, nel territorio di Castellammare del Golfo. Si continuerà domenica 29 aprile a Rocca Busambra mentre il 6 maggio è in programma un trekking nell’isola di Marettimo, con i soci del Cai che faranno tappa nel faro di Punta Libeccio. Le escursioni proseguiranno il 20 maggio a Monte Sparagio ed il 3 giugno nella montagna di Erice, con un percorso ad anello da Bonagia a San Matteo passando dalla grotta di Polifemo. Altra uscita fuori dalla provincia di Trapani sarà nel fine settimana del 15 e 16 giugno nei Megaliti dell’Argimusco, nel Messinese. A luglio è invece in programma un’escursione nelle Riserva Foce del Fiume Belice e dune limitrofe, nel territorio di Castelvetrano. Il programma escursionistico, che sarà illustrato sabato dal reggente della sottosezione del Cai di Erice e dei comuni dell’Agroericino Vicenzo Fazio e da Monica Cassetti, componente del Consiglio Direttivo, si concluderà con una uscita notturna tra il 14 ed il 15 luglio a monte Grifone, per assistere allo spettacolo pirotecnico del Festino di Santa Rosalia, a Palermo, con il gran finale del sorgere del sole all’alba.

Le escursioni sono riservate ai soci del Cai. E domenica 24 febbraio, nell’ambito della campagna tesseramento, nella sede di Erice, sarò possibile iscriversi alla sottosezione del Cai di Erice e dell’Agroericino rivolgendosi al segretario della sottosezione Fabio Marino. L’iniziativa in programma per sabato pomeriggio nei locali di via Apollonis, che si trova nel versante del borgo medievale che si affaccia nel comprensorio dell’Agroericino, si aprirà alle 11 con gli interventi di Vincenzo Fazio e Monica Cassetti, per proseguire con un incontro formativo per tutti, a cura della vice reggente del Cai di Erice Angela Savalli, sulla tracciatura digitale con Gps su smartphone per la realizzazione di una mappa informatica tramite Google Earth e Google maps. Il pomeriggio nella sede del Cai si concluderà con un momento conviviale porta-teco.

Guarda le locandine dei programmi.

 

Erice si conferma come uno dei borghi più belli d’Italia. Le bellezze del centro storico ericino da sempre incantano i visitatori con il fascino delle sue caratteristiche stradine selciate, le antiche chiese, le imponenti Torri del Balio ed il suggestivo Castello di Venere assieme al contesto tipicamente medievale ed i panorami mozzafiato su Trapani ed il blu del mare delle isole Egadi. Paesaggi che contraddistinguono le escursioni lungo i sentieri dei vari versanti del Monte, passando per il bosco che costeggia le millenarie mura elimo-puniche, gli scorci sul Golfo di Bonagia e la montagna di Cofano.conferenza-stampa-comune-erice Autentici tuffi nella natura, scandite, in lontananza, dai rintocchi delle campane in un’oasi di pace e tranquillità dove il tempo sembra davvero essersi fermato al tempo di dame e cavalieri. Un’offerta turistica davvero unica, che ha avuto come riconoscimento la consegna dell’attestato, per il biennio 2018-2019, e della bandiera dei borghi più belli d’Italia. La cerimonia si è tenuta nel Palazzo Comunale di piazza della Loggia, alla presenza del sindaco Daniela Toscano, del presidente del Consiglio comunale Giacomo Tranchida e dell’assessore Gianni Mauro.  Erice è stata iscritta nell’elenco del borghi più belli d’Italia in qualità di ospite. In base allo statuto del club “I borghi più belli d’Italia”,  che si occupa proprio della promozione e salvaguarda dei piccoli centri italiani di pregevole interesse storico ed artistico, per ottenere l’iscrizione ordinaria bisogna infatti avere una popolazione inferiore a 15 mila abitanti. Erice supera abbondantemente questa soglia, visto che ai residenti del borgo medievale della vetta, in tutto poche centinaia, bisogna aggiungere quelli del centro urbano della valle e delle frazioni del resto del territorio comunale.  In tutto circa 28 mila abitanti. A causa di questo dato demografico, il Consiglio Direttivo del club  ha deciso di fare rientrare Erice nell’elenco del borghi più belli d’Italia come ospite. Dal balcone del Palazzo municipale continuerà dunque a sventolare la bandiera dei “Borghi più belli d’Italia”, riconoscimento già arrivato nel 2014 e confermato adesso con la consegna, da parte del vicepresidente del club Giuseppe Simone  al sindaco Daniela Toscano, del nuovo attestato per i prossimi due anni.

Il territorio dell’Agroericino, con i suoi 110 chilometri di sentieri per i promontori ed i boschi del territorio, offre diversi spunti per delle passeggiate nella natura, in scenari di impareggiabile bellezza. Tra le zone più frequentate dagli escursionisti c’è quella di monte Cofano, con una ampia scelta di percorsi. Un itinerario non molto conosciuto, ma che offre spunti per un trekking dal forte impatto paesaggistico, è quello della “Scaletta Maruzza”, lungo un’antica mulattiera con suggestivi scorci sul golfo di Macari, un tempo utilizzata dagli abitanti della zona per i loro spostamenti tra una località e l’altra. Ed a metà strada, in una insenatura nella roccia, si trova anche un piccolo altarino con una statua raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, dove è possibile recitare una preghiera leggendo la “Coroncina al Sacro Cuore di Gesù”. Del resto, un po’ tutti i sentieri di Cofano sono contraddistinti dalla presenza di immagini religiose, come le piccole croci che si trovano nei massi lungo il sentiero che porta alla Cappella del Santissimo Crocifisso. O la stessa edicola di San Nicola, un bassorilievo in pietra locale e calce che si affaccia nel litorale Nord, alle pendici di monte Cofano, lungo l’itinerario che collega Cornino con la Torre della Tonnara di Cofano. Segno di quanto queste “stradine” fossero trafficate anticamente. Oggi sono diventate un luogo di quiete e pace, dove immergersi nella natura con il sottofondo della risacca che si infrange sulla scogliera sottostante.
trekking-tra-le-muccheLa mulattiera della “Scaletta Maruzza”, con la sua caratteristica pavimentazione, i muretti ed i gradoni in pietra, permette di raggiungere il golfo di Macari partendo da Baglio Cofano o da Cornino, “tagliando” dal promontorio piuttosto che fare l’itinerario costiero attorno alla montagna. Oggi si presta a delle meravigliose escursioni, in una zona che non è molto battuta, dove è facile imbattersi in mucche al pascolo, passando dal blu del mare al verde delle campagna. Un trekking praticamente alla portata di tutti fatto di salite e discese, ma non superando mai i 250 metri di quota. I punti di partenza sono tre: o dal Tuono, alla fine del litorale del Golfo di Macari; o dal Baglio Cofano, percorrendo la strada della zona industriale di Custonaci; o dalla Baia di Cornino, prima dell’ingresso ufficiale della Riserva, salendo praticamente lungo la strada che porta alla Grotta Mangiapane ma proseguendo dritto lungo il sentiero che passa per una vecchia cava dismessa per raggiungere, attraverso una bella salita con lo sfondo del golfo di Bonagia, la “sella”, dove si trova gorgo Cofano, una fossa circolare in inverno piena di acqua piovana, regno di piccoli crostacei e rane. Nella zona ci sono anche delle sorgenti d’acqua dolce, il più grande dei quali si chiama “Pozzo della rocca”, con al suo interno anche dei pesci rossi. La “sella” è un punto di snodo. Da qui è infatti possibile imboccare tre sentieri: quello che sale a pizzo Cofano, sulla cima della montagna a 659 metri di altezza; il percorso che porta alla Torre della Tonnara e l’itinerario, località molto frequentata dai bagnanti durante l’estate, caratterizzato da un mare limpido e pulito; infine c’è il sentiero della “Scaletta Maruzza”, che scende lungo la mulattiera che arriva alla costa del Golfo di Macari. Naturalmente questo viottolo si può fare anche al contrario, in salita, meglio se di mattina presto, con il sole ancora basso che illumina la rocca del Tuono, regalando delle particolari tonalità rossastre.

 

 

(foto e testo di Mario Torrente)

 

La sottosezione del Cai di Erice ha aperto le escursione del 2018 con un primo appuntamento davvero suggestivo nell’area archeologica del Parco di Segesta, con un percorso attorno a Monte Barbaro, un massiccio calcareo di 423 metri da cui si dominava tutto il territorio circostante. Il percorso, nelle terre che furono degli elimi, si è snodato per un tratto iniziare di tre chilometri in direzione est verso il Santuario di contrada Mango, datato tra il VI-V sec. a.C.: si tratta un antichissimo sito archeologico dove si possono osservare le tracce del témenos, un recinto sacro di 47 per 83 metri dove sono ancora evidenti i muri monumentali. All’interno dell’area si trovano i resti di edifici sacri rinvenuti nel corso di recenti scavi: rocchi di colonna, triglifi, capitelli dorici. E’ un posto davvero particolare, avvolto nei silenzi e lontano dal frastuono della città, avvolto dalla natura e con un paesaggio che guarda all’entroterra della provincia di Trapani. Qui ogni pietra pulsa storia e si riesce a cogliere davvero il senso dell’antichità racchiuso in questo grande perimetro, di probabile origine elima. Risalendo il versante sud-ovest gli escursionisti hanno continuato per circa un chilometro lungo l’antico sentiero che si apre lentamente sul vallone della Fusa, che separa Monte Barbaro da Monte Pispisa, sicuramente uno dei tratti più suggestivi di questa escursione autenticamente tra natura e storia, con panorami davvero mozzafiato a strapiombo sul letto del torrente culminate con le prospettive sul lato Sud Est del tempio dorico del V sec. a.C. La risalita verso la cima di monte Barbaro è andata avanti fino al Teatro della metà del II sec. a.C. con la sua apertura verso monte Inici ed il panorama circostante tra il territorio della provincia di Trapani e quello del Palermitano. Il gruppo si è quindi diretto verso il tempio, concludendo la visita tra le maestose colonne dell’antichissimo monumento.

 

(foto Mario Torrente)

Il punto è decisamente suggestivo, a metà strada tra Bonagia ed Erice, “sospeso” tra il blu del mare dominato monte Cofano ed i colori dell’Agroericino che proiettano lo sguardo verso l’entroterra ed i promontori del Trapanese. Qui la bellezza regna sovrana. Non può essere altrimenti. Questa, del resto, è la montagna che fu della dea Venere. Siamo a San Matteo, lungo il versante Nord di Monte Erice, poco sopra il borgo marinaro di Bonagia, da dove parte il “viaggio” verso l’area del Demanio Forestale, che si può raggiungere attraverso due sentieri: il primo, più breve, parte da “loco secco”, la parte alta del centro abitato, che permette di arrivare a San Matteo dopo poco meno di tre quarti d’ora di cammino attraverso un viottolo che risale il costone roccioso, regalando prospettive davvero uniche sul litorale valdericino fino ad arrivare a monte Cofano. Il contesto è davvero particolare, molto panoramico, con una risalita che offre una autentica “full immersion” nella natura, tra essenze arboree, fiori e vari tipi di piante che in primavera regalano un autentico trionfo di colori e odori. Il secondo percorso per gli appassionati di trekking passa invece dalla strada Visconti, da cui si accede nei pressi di Sant’Andrea alta, dal cancello che segna l’inizio della zona demaniale. Questo sentiero  è decisamente più largo rispetto al primo ma meno in pendenza e quindi più “dolce” da affrontare. Il tempo di percorrenza per arrivare a San Matteo è di circa un’ora e mezza. Naturalmente tutto dipende dal tipo marcia e dalle soste che saranno fatte. Impossibile non fermarsi per fare qualche foto.


IL TREKKING TRA I SENTIERI DELL’AREA DEMANIALE

Il sentiero Visconti si immette praticamente nella strada principale che attraversa l’intera area demaniale dai due ingressi ufficiali, quelli da dove è possibile entrare con le auto: dal lato Fontanarossa, lungo la strada che collega Trapani ed Erice, e dalla provinciale che da Valderice porta al borgo medievale della vetta attraverso i caratteristici tornanti dove ogni anno si disputa la prestigiosa cronoscalata della “Monte Erice”. Tra l’altro, proprio ad inizio della strada sterrata, parte il sentiero Cai 602 che arriva ad Erice, passando dalle chiesette rupestri di Santa Maria Maggiore e Sant’Ippolito ed arrivando al Quartiere Spagnolo attraverso la mulattiera che passa da ciò che resta dell’antica Porta Castellammare. Un tempo la via di collegamento dell’antico centro abitato di Monte San Giuliano con il resto dell’Agroericino. Le indicazioni del Cai accompagnano gli escursionisti per tutto il tragitto per l’area di San Matteo, con le tabelle del sentiero 604 che permettono di raggiungere facilmente le varie zone, immergendosi nei silenzi di un meraviglioso bosco di alberi di pino, conifere ed eucalipti. Un viaggio che parte dal mare della Tonnara di Bonagia, passando da San Matteo per risalire tutta la montana di Erice per arrivare nell’incantevole borgo medievale ad oltre settecento metri di altezza. Un trekking caratterizzato dalla grande varietà di paesaggi e “tuffi” nella natura.


IL SENTIERI CAI 604 E GLI ALTRI PERCORSI

Dall’ingresso per San Matteo dal lato Valderice, da dove parte il sentiero Cai 604, si può accedere anche con le auto, anche se le strada è po’ insidiosa per i mezzi a causa delle condizioni dello sterrato e per la forte pendenza che può dare problemi soprattutto in salita. Le automobili possono invece entrare facilmente dal cancello di Fontanarossa, arrivando direttamente al museo agroforestale e quindi anche l’area attrezzata dove ci sono panchine e tavoli da pic-nic dove gli escursionisti possono sostare comodamente. In questo meraviglioso punto panoramico, che si affaccia sul golfo di Bonagia con un effetto “veranda sul mare” davvero mozzafiato, si trova anche una antica chiesetta con vicino ciò che resta di un oratorio paleocristiano. In realtà è possibile raggiungere questo punto, quello più alto dell’intera area gestita all’Azienda Regionale Foreste Demaniali, attraverso un terzo sentiero che parte dalla grotta di Polifemo, proprio sopra contrada Emiliana, tra Pizzolungo e Bonagia. Da qui si snoda un percorso che risale lungo il versante della montagna di Erice che guarda verso Trapani e la piana di Pizzolungo, portando alla chiesetta di San Matteo ed al vicino museo agroforestale, sicuramente due siti da visitare assolutamente nel corso dell’escursione alla scoperta di questa parte del Monte così ricca di fascino e storia.


IL MUSEO AGROFORESTALE

Il museo agroforestale di San Matteo è allestito nei locali del Baglio Cusenza, nei pressi dell’ingresso di Fontanarossa. Al suo interno si trovano uccelli e mammiferi imbalsamati provenienti da donazioni, rettili conservati in formalina, nidi di uccelli, sezioni di tronchi di alberi, piante forestali e funghi essiccati. Un vera e propria carrellata sul patrimonio naturalistico della provincia. E non solo. Il museo ospita infatti anche una sezione con reperti di interessi etnografico che raccontano la storia delle genti che hanno vissuto nelle campagne dell’Agroericino e lungo i vari versanti del monte, portando avanti le loro attività incentrate sull’agricoltura e la pastorizia, come la pietra mola per la macinazione della farina che si trova nel cortile interno del baglio Cusenza. In esposizione ci sono diversi attrezzi provenienti da un oleificio, una carriola in legno ed alcuni tipi di vomere. Varcata la porta si nota subito un tipico carretto siciliano completo di addobbi ed antichissime coffe. Ed ancora antichi utensili, anche domestici, bilance, macchine per cucire, un grande aratro e strumenti per il lavoro nei campi. Sembra davvero di ritrovarsi nella Sicilia d’un tempo, con tutti quei pezzi in mostra pronti a raccontare le tante storie di quella vita fatta di lavoro nei campi, pastorizia e tradizioni tramandante generazione dopo generazione.


LA CHIESETTA DI SAN MATTEO

Vicino il museo agroforestale si trova la chiesetta di San Matteo ed i ruderi di un oratorio paleocristiano risalenti, si presume, tra il sesto ed il settimo secolo. Siamo sopra il pianoro che si affaccia su Bonagia. Da qui si può godere di uno dei panorami più belli sull’Agroericino. La sensazione è di ritrovarsi in un luogo senza tempo, con la piccola chiesa, risalente al XIV secolo, che diventa un tutt’uno col paesaggio circostante, catapultando i visitatori in pieno medioevo. Aprendo la piccola porta in pietra si resta letteralmente avvolti dal fascino di queste mura antichissime. Che racchiudono secoli di storia e preghiere. Un luogo di culto dove tutto è racchiuso nella semplicità delle cose, con il suo altare, il tetto spiovente in legno e quel poco che resta degli affreschi che un tempo ne adornavano le pareti. A sinistra dell’altare si trova un vecchio crocifisso in legno. A destra un’immagine di papa Giovanni Paolo II. Entrando,  a destra, dal muro sporge una acquasantiera in pietra. Chissà quante mani vi si sono immerse in cerca di protezione e benedizione.


ALLEVAMENTO ASINO PANTESCO

Passeggiare per il bosco di San Matteo permettere di entrare a contatto con la natura, respirando l’aria salubre di questo polmone verde, uno degli ultimi rimasti nella montagna di Erice. Ambiente che va anche al galoppo dei meravigliosi cavalli che qui si possono incontrare. Qualche esemplare è lasciato anche libero all’intero dell’area demaniale. Ma il loro nitrito non è l’unico suono che ogni tanto rompe il silenzio di questa oasi di pace. È più probabile sentire ragliare asini panteschi che vivono qui. È la prima cosa che i visitatori vedono, oltre ai panorami mozzafiato,  appena arrivano a San Matteo da Bonagia o da Valderice percorrendo il sentiero Cai 604. L’allevamento degli asini panteschi è una tappa obbligata. Si tratta della razza più antica presente in Italia, salvata dall’estinzione grazie ad un progetto dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana partito nel 1989. Il destino di questi stupendi esemplari, dal muso, il ventre ed il contorno degli occhi bianco, sembrava davvero già segnato. Ormai erano prossimi a scomparire. Per salvare la razza pantesca iniziò una ricerca per tutta la Sicilia. Furono esaminati circa 200 esemplari ma solo nove vennero selezionati, in quanto ritenuti con buona percentuale di “sangue pantesco”. Il gruppo era composto da tre maschi e sei femmine, che vennero fatti accoppiare in modo mirato: così, nel 1994, nacquero i primi quattro asinelli. Per incrementare le nascite venne anche applicata una tecnica innovativa, l’embryo transfer, impiantando più embrioni di una stessa asina in fattrici di altra razza, che fungevano così da incubatrici. Ciò permise agli asini di San Matteo di andare aumentando sempre più di numero negli anni. Il rischio estinzione fu così scongiurato. Oggi l’allevamento di San Matteo conta molti esemplari che soddisfano gli standard della razza, tutti elencanti al “Registro anagrafico delle razze equine”.


(testo e foto di Mario Torrente)

Avviata l’attività di monitoraggio e manutenzione ordinaria dei sentieri, da parte dei soci del Cai – sotto sezione di Erice e Agro Ericino. I lavori di manutenzione della segnaletica dedicata agli escursionisti, per camminare in sicurezza, sono nella montagna di Erice, lungo il sentiero “M-601 Sant’Anna” che dalla stazione della funivia di Casa Santa Erice porta direttamente alla vetta del monte arrivando a Porta Trapani, all’ingresso del centro storico dell’antico borgo medievale.
Un gruppo di volontari, coordinati dal vicereggente Angela Savalli, organizzati in due squadre, hanno percorso i sei chilometri di sentiero, effettuando il monitoraggio e la registrazione dello stato dei luoghi su apposite schede predisposte dal Cai. Contemporaneamente si è provveduto al ripristino della segnaletica orizzontale “bianco-rossa” tipica dei sentieri de Club Alpino Italiano ed alla rimozione delle tabelle a freccia segnavia, danneggiate da incendi e da vandalismo, ormai non più leggibili.
La segnaletica danneggiata sarà riparata o del tutto rifatta. I cartelli ed i pali danneggiati saranno riposizionati successivamente dai volontari.
L’attività di monitoraggio e manutenzione dei sentieri rientra nell’ambito della convenzione – in fase di stipula – con il Comune di Erice al fine di renderli fruibili ai camminatori in sicurezza e prepararli alla nuova stagione turistica. Lungo i versanti della montagna di Erice sono stati individuati e segnati quattro percorsi, ovvero i sentieri “M-601 Sant’Anna”, “M-602 Porta Castellammare – Tre chiese”, “M-603 Torretta Pepoli” ed “M-604 San Matteo”. Complessivamente, in tutto il territorio dei Comuni dell’Agro Ericino, sono stati mappati ed accatastati dal Cai Gr Sicilia 15 percorsi per una lunghezza complessiva di circa 110 chilometri.  Oltre a quelli di Erice, gli altri sentieri si trovano nei territori di Valderice, nel promontorio di Misericordia (M-605), Custonaci (M-606, M-607, M-608 e M-610),  San Vito lo Capo (M-609), Buseto Palizzolo (M-611, M-612 ed M-613) e Castellammare de Golfo (M-614 ed M-615).