di Pino Casamento
Alle 9:30 ci ritroviamo quasi tutti sul luogo del raduno, di fronte all’ingresso stradale dell’agriturismo Villa Mirto e formiamo un gruppo di 16 persone.
Percorriamo il viale d’accesso e raggiungiamo la storica Villa che nel 1860 ospitò Giuseppe Garibaldi nel corso della sua Spedizione dei Mille, operazione militare che condusse in breve tempo alla formazione dello stato unitario italiano.
Aggiriamo quindi il complesso edilizio andando a dx ed uscendo, oltre una recinzione apribile, su una carrareccia in salita. Siamo sul primo segmento del nostro percorso, di circa 0,8 km, che poi ripercorreremo in discesa dopo aver chiuso un anello intermedio nella fascia altimetrica medio-inferiore. La strada è comoda con tratti sterrati e tratti erbosi e man mano che si sale offre belle viste in direzione N. Infatti il costone settentrionale del rilievo di Aglisotto, che stiamo risalendo, prospetta sul sottostante Piano di Renda, da dove ha avuto inizio la nostra escursione. Si tratta di un altopiano collinare che fa da spartiacque fra i bacini dei fiumi Oreto (ad E) e Nocella (ad O) entrambi sfocianti nel Mar Tirreno. Dal punto di vista orografico, il valico di loro separazione, Portella di Renda, m 662, raccorda 2 settori dei Monti Palermitani, quello dei Monti di Monreale (a N) e quello dei Monti di Partinico (a S) sul quale ultimo si sviluppa il nostro percorso. La vista ci pone in primo piano il Monte Gibilmesi (m 1.152) maggiore vetta dei Monti di Monreale, mentre sulla sx si scorgono, più lontani, i Monti di Carini.
Alla quota di 756 m la nostra stradella termina, finendo su una carreggiabile forestale che risale dalla vicina Portella Mannino. Ma il nostro percorso prevede qui l’inizio dell’anello di cui si è accennato, per cui prendiamo una mulattiera che si stacca alla nostra sx, andando in direzione SE. La mulattiera si snoda seguendo il limite fra il Demanio Forestale di Aglisotto (a SO) e le proprietà private (a NE) separando quindi due diversi paesaggi vegetazionali: quello del rimboschimento e quello della macchia mediterranea. Il percorso è roccioso e in continuo saliscendi fra una interessante varietà botanica, prevalentemente spontanea: arbusti di leccio e altre querce, biancospino, rosa di macchia, ginestra, calicotome, sommacco, ed erbe basse e cespugli quali rovo, pungitopo, ferla, cardi e ciclamino, mentre le rocce (esposte a NE) sono ricoperte di muschio ormai non più fresco e verde come nella stagione invernale. Alla nostra sx si aprono qua e là belle viste sulla Valle dell’Oreto e i Monti di Monreale.
Dopo un’ora di cammino raggiungiamo la Casa forestale, m 825 (che sarà il punto di ripresa dell’anello durante il percorso del ritorno) e dopo una breve sosta percorriamo in salita un breve tratto di carreggiabile forestale che ci porta ad una chiudenda che ci permette di passare nei terreni aperti dell’alto bacino oreteo, degradati a steppa a causa di frequenti incendi e di attività antropiche. In compenso la mancanza di bosco ci apre una magnifica vista sulla Valle dell’Oreto, fino a Palermo e al mare del Golfo di Palermo. Sulla dx vediamo una parte dei rilievi che la contornano: il Pizzo dell’Assolicchiata, molto vicino a noi, poi il Monte Moarda (settore dei Monti di Altofonte) e più lontano il settore dei monti di Belmonte Mezzagno, da Pizzo di Valle Fico a Monte Grifone. Al centro della valle il modesto rilievo di Cozzo Meccini, unico interno alla valle, ma importante per l’idrologia dell’Oreto, dato che il fiume scorre alla sua base orientale, dove si riscontra anche la sua principale sorgente: Fontana Lupo. Sul lato occidentale si allineano i rilievi di Monreale con Punta Busilmeri e Pizzo Cresta in primo piano, alla cui base si osserva il paese di Pioppo.
Comincia qui un tratto un po’ impegnativo per l’orientamento. Il sentiero non è segnato, ma ci sono una miriade di passaggi fra un cespuglio e l’altro di ampelodesma (saggina o “disa”). Avendo prima fatto un sopralluogo e disposto qualche segnale con le pietre per terra, riusciamo ad individuare facilmente il punto di ingresso nel bosco.
Il passaggio è immediato. Dall’ambiente assolato della steppa si passa improvvisamente a quello ombroso interno al bosco. La copertura della foresta di leccio (Quercus ilex) è fitta, le rocce sono rivestite di muschio e il sentiero su cui camminiamo è un tappeto di ciclamini in fiore, che cerchiamo di non calpestare e che fotografiamo con interesse.
Camminiamo per un sentiero ben tracciato, circondati dai tronchi dei lecci e saliamo un po’ in direzione delle pareti rocciose. Poi preferiamo rinunciare al percorso in salita, avendo la necessità di uscire dal bosco per effettuare l’aggiramento del costone orientale della Costa Lunga e poi salire sulla vetta.
Il sentiero d’uscita non è ben segnato e tende ad essere chiuso dalla vegetazione spinosa.
Comunque si esce abbastanza facilmente e ci si ritrova in ambiente di macchia caratterizzata da vegetazione di ginestra, calicotome, pungitopo, saggina, ferla, prugnolo. È un altopiano “mosso” da numerose gobbe rocciose che raccordano la Costa Lunga con il rilievo dell’Assolicchiata. Procedendo fra tracce di sentiero si raggiunge la Mulattiera della Cannavera, pietrosa, che però ci guida direttamente fino alla Portella Impiso (o Portella Cannavera) fra la Costa Lunga e Cozzo Busino. È questa sella montana (altitudine m 942) posta sullo spartiacque dei bacini Oreto (a NE) e Jato (a SO).
Abbiamo già percorso quasi 4 km e si è fatta ora di pranzo. Perciò molti preferiscono fermarsi qua, mentre un gruppetto di 6 escursionisti non vuole rinunciare alla vetta e prosegue per un sentiero appena segnato, prima in piano, alla base del monte, poi in salita, fra rocce muschiose e vegetazione (leccio ovviamente, e cespugli di sottobosco). Raggiungiamo la vetta quotata m 1.014, dove ci fermiamo un attimo ad osservare il panorama. Oltre alla Valle dell’Oreto e ai Monti di Monreale, da qui si vedono vicini a NO, i Monti di Partinico, col crinale roccioso che unisce il Monte Gradara, m 1.194 al Monte Platti, m 1.189. Per raggiungere la vetta maggiore della Costa Lunga, m 1.030, occorrerebbero altri 10 minuti. Ma la fame e la necessità di ricongiungersi al resto del gruppo ci inducono a tornare.
Dopo la sosta pranzo ritorniamo per la stessa strada fino ai margini del bosco. Cerchiamo disperatamente un passaggio a quota inferiore rispetto a quello dell’andata. Ma non lo troviamo perché tutti i sentieri sono stati invasi dai rovi e siamo pertanto costretti a fare un aggiramento e una faticosa risalita (non programmata) fino a ritrovare la chiudenda che ci riporta alla Casa forestale, da cui per le stradelle del Demanio Aglisotto, completiamo l’anello del percorso di cui si è detto e scendiamo fina a Villa Mirto, dove giungiamo, secondo programma, poco prima delle ore 17. La deviazione ci ha impedito di osservare la piccola sorgente nel bosco, che sgorga dal terreno roccioso. Acqua di sorgente attinta alla fontanella monumentale del baglio di Villa Mirto e qualche bottiglia di birra servono a dissetarci e a farci sentire pronti per intraprendere il viaggio di ritorno alle località di provenienza.
Un sentito ringraziamento agli altri direttori dell’escursione, così come a tutti i partecipanti che hanno voluto scoprire questo angolo così particolare dei Monti Palermitani.
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