Sabato 18 novembre “Anello piano Cicogna, Monte Ambola”
Domenica 19 novembre “anello lago Maulazzo, Lago Biviere, faggeta Sollazzo”
Sabato 18 novembre “Anello piano Cicogna, Monte Ambola”
Domenica 19 novembre “anello lago Maulazzo, Lago Biviere, faggeta Sollazzo”
di Mario Torrente
Una splendida giornata di sole con temperature più che primaverili ha “salutato” il ritorno per i sentieri dei soci del Cai di Erice dopo settimane di fermo per le misure anticovid. La prima uscita del 2021 ha visto protagonista Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1100 metri di altezza. Una montagna meravigliosa che regala panorami mozzafiato praticamente da ogni suo versante, abbracciando da un lato il golfo di Macari e pizzo Cofano, l’Agroericino e la piana di Trapani dall’altro, con la prospettiva che verso Est spazia verso il territorio palermitano. Davvero unica la vista dalla vetta dello Sparagio, che guarda a poca distanza Monte Inici, più basso di pochi metri. A Sud invece la vista è per bosco Scorace e Montagna Grande per poi spostarsi ad Ovest, verso Erice, con il suo borgo arroccato sulla montagna che fu della dea Venere. Complice l’assenza di vento, nuvole e nebbia, i soci del Cai che hanno raggiunto la cima hanno davvero potuto godere di uno spettacolo della impareggiabile, con il panorama circostante che si è manifestato in tutta la sua bellezza.
Il bosco di Lisciandrini, con la sua gola mozzafiato e le prospettive sul monte Inici ed il mare di Castellammare del Golfo, offre degli spunti per delle passeggiate nella natura davvero uniche. Passando per i silenzi di questo polmone verde al sottofondo del torrente che scorre nella gola per poi sfociare nella baia di Guidaloca, nel mare di Scopello. Ma prima di finire il suo “viaggio” per le campagne della provincia di Trapani questo corso d’acqua attraversa il canyon ai piedi del massiccio, formando le cosiddette “orghe nere”, profonde forre tra le pareti rocciose dove la luce del sole arriva a malapena. Regalando un suggestivo gioco di ombre ed oscurità. Da qui il nome di “orghe nere”. Per raggiungere il torrente bisogna percorrere lo stretto sentiero che dal bosco di Lisciandrini scende nel cuore del vallone, entrando in una autentica oasi naturalistica, immergendosi nel sottofondo del corso d’acqua che scorre tra le rocce, tra piccole cascate e le vasche dove si formano le “orghe nere”. La discesa nel canyon, decisamente emozionante, è caratterizzata da eccezionali prospettive, con meravigliosi panorami dominati dalla montagna di Inici. Un’escursione di quelle che non si dimenticano, ma dove bisogna prestare attenzione, soprattutto nei tratti maggiormente pendenti, procedendo con cautela, meglio se con l’ausilio di bastoncini. Come ovvio, bisogna indossare gli scarponcini da trekking che assicurano maggiore sicurezza e aderenza al terreno. Una volta arrivati a destinazione, si resta letteralmente rapiti dalle bellezza del posto. Un luogo quasi magico, avvolgente, a tratti quasi surreale, con le imponenti pareti rocciose dei due promontori che si incontrano proprio nel letto del corso d’acqua. Il periodo ideale per immergersi in questo piccolo paradiso di pace e tranquillità, è sicuramente la primavera, dopo le piogge invernali che assicurano una buona portata d’acqua nel torrente. Risalendo invece nel versante Est del promontorio, percorrendo i sentieri del bosco di Lisciandrini, si arriva a pizzo Merio. Nella cima del promontorio si trova anche una piccola immagine della Madonna, la Regina della Pace, immersa nei silenzi di questa piana a 400 metri di altezza. Dove gli unici suoni sono quelli del fruscio degli alberi mossi dal vento. Anche qui i colori ed i panorami regnano sovrani, con le prospettive che a Nord si aprono verso il mare di Scopello, Castellammare del Golfo e le coste palermitane mentre ad Ovest la scena è dominata da Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1110 metri di altezza. Il lato di Levante è invece chiuso dalla montagna di Inici, che arriva alla quota di 1.064 metri. Una visuale che a Sud si proietta invece verso altri promontori, a partire da Pispisa e Monte Barbaro, con il tempo Segesta e l’area archeologica. Terre, insomma, ricche di storia, mito e fascino. Dove ogni angolo nasconde tesori tutti da scoprire. A volte nel cuore di un gola, dove trova il posto che davvero non ti aspetti. È la Sicilia che non smette mai di incantare ed emozionare.
Testo, foto e video di Mario Torrente
Presentati, al Museo San Rocco di Trapani, gli itinerari turistici predisposti nell’ambito del progetto Gat, Giovani Autori del Territorio, iniziativa approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ‐ Dipartimento della Gioventù e portata avanti in partenariato dalla Strada del Vino Erice DOC e dalla Di.Art Museo San Rocco con l’obiettivo di promuovere, sia da un punto di vista culturale che turistico, la destinazione “Trapan&dintorni”. Nel corso dell’incontro sono stati proiettati quattro cortometraggi sugli itinerari turistici incentrati sui temi della cultura, natura, gastronomia ed enologia realizzati con la regia del promoter culturale Francesco Murana. Si tratta di video fortemente evocativi dell’identità siciliana e della naturale attrattività della nostra destinazione “Trapani”.
Il progetto Gat ha visto impegnati per oltre un anno un team di giovani promoter culturali ed artistici guidati dal project manager e Presidente della Strada del Vino Erice DOC Vincenzo Fazio e dal Direttore Di.Art Museo San Rocco Don Liborio Palmeri.
A Trapani, tra agosto e settembre, è tempo di raccolta del sale. In queste settimane nelle saline che si affacciamo nel tratto di litorale che da Nubia arriva fino al territorio marsalese si rinnova un rito antichissimo di millenni, sicuramente da vedere, dove l’attività produttiva dell’uomo finisce col favorire le condizioni ideali per un ecosistema davvero unico. Siamo all’interno della Riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco, un’autentica oasi per la biodiversità. Tra vasche, canali, vecchi mulini è possibile trovare una varietà faunistica e botanica incomparabile, che si inserisce in un paesaggio di grande bellezza, con da un lato monte Erice, dall’altro il mare dell’arcipelago delle Egadi. Un angolo di paradiso, regno dei fenicotteri rosa, aironi, cicogne e tante altri uccelli, come il cavaliere d’Italia, a spatola, l’avocetta (il simbolo della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco), la volpoca, il fratino, il fraticello e la garzetta. Sono stati censiti oltre duecento specie ornitiche. L’Area protetta, istituita nel 1995 e gestita dal Wwf Italia, si trova in una delle più importanti rotte dell’avifauna. Molti uccelli, in primavera ed in autunno, trovano riparo e cibo in questa grande area umida prima di riprendere il lungo volo migratorio. Ma molte specie affollano le vasche delle saline anche in inverno, dove trascorrono l’intera stagione grazie alle temperature miti di questa zona della Sicilia occidentale. Ricchissima anche la vegetazione, con circa 45O tipi di piante e varie specie vegetali endemiche. Tra le rarità che è possibile trovare c’è una piccola farfalla della famiglia dei limantridi, la “Teia dubia arcerii” e la “Platycleis drepanensis”, una cavalletta scoperta nel 2006 all’interno della Riserva delle saline, che rappresenta insomma un intreccio di ecostistemi dove l’attività produttiva dell’uomo legata alla raccolta del sale è in perfetto equilibrio con gli habitat salmastri, di acqua dolce e di terraferma. Anzi, in questo caso il sapiente lavoro dei salinai, grazie alla manutenzione ed alla pulizia di vasche e canali finisce, mantenendo vivo e inalterato l’ambiente, col favorire le condizioni ideali per questa oasi di biodiversità. Dove, oltre alla fauna ed alla flora, colpiscono i colori di questi paesaggi sospesi tra cielo e mare, con tonalità che vanno dal blu delle vasche più grandi e profonde, chiamate “fridde”, al rosa di quelle intermedie, dette “caure” fino al bianco delle “caseddi”, quelle viene raccolto il sale, depositato sugli argini per l’essicazione nelle tradizionali “montagnette” che rendono il litorale trapanese anche più caratteristico. Con i suoi canneti, gli isolotti, i canali ed i mulini, reperti di archeologia industriale che caratterizzano il paesaggio, regalando, con le loro pale, scatti davvero suggestivi, soprattutto al tramonto, quando il sole, specchiandosi sulle saline, “dipinge” il cielo di questo angolo di Sicilia con tonalità che vanno dal rosso al glicine, passando per svariate sfumature di giallo ed arancione. Un incanto, ogni giorno sempre diverso. Passeggiare tra le saline è davvero un’esperienza unica. Camminando tra le vasche, i canneti ed i canali si resta affascinati da un contesto incomparabile, capace di emozionare e catapultare i visitatori in un’esperienza sensoriale carica di immagini e odori. Andando in giro in questi sentieri, tra l’altro in alcune parti alla portata anche dei disabili, si resta catturati dalla magia di questa oasi e dal bianco abbagliante del sale, che qui chiamano “oro bianco”. Da secoli fonte di sostentamento per tante famiglie. E motore di sviluppo per l’economia locale. In quelle “gemme” di sale allo stato grezzo appena raccolto c’è tutto l’ingegno e la caparbietà degli uomini che con mille sacrifici sono riusciti a creare un modello dove natura e attività produttiva sono in perfetto equilibrio. Il lavoro dei salinai per la coltivazione del sale marino qui è fonte di vita. Non solo per le loro famiglie ma per l’intero ecosistema di questa oasi ambientale.
(foto e testo di Mario Torrente)
Posizionati i nuovi pannelli dei “Sentieri delle orchidee” lungo il percorso Cai M-601 che collega Trapani con Erice. L’itinerario parte dalla stazione di imbarco della funivia, snodandosi lungo il versante occidentale del Monte, con panorami mozzafiato su Trapani ed il mare delle isole Egadi, passando dall’area attrezzata di Martogna, dal Santuario di Sant’Anna e dalla Casa Demanio Foreste ed arrivare a porta Trapani, a 704 metri di altezza, praticamente all’ingresso del centro storico del borgo medievale.
I pannelli sono stati donati dal Lions Club di Trapani, che ha presentato l’iniziativa nel corso di un incontro tenuto al Coffee House alla presenza del sindaco di Erice Daniela Toscano. Analoga iniziativa era stata promossa l’anno scorso, sempre dal club service, lungo il sentiero Cai M-602 di porta Castellammare-Tre chiese, nel versante Nord Est della montagna che si affaccia invece sul golfo di Bonagia e su Monte Cofano. Anche questo è un itinerario davvero particolare: parte da Erice, nei pressi del Quartiere Spagnolo, per scendere lungo il lato dei Runzi e arrivare alle chiese rupestri di Sant’Ippolito, Santa Maddalena e Santa Maria Maggiore. Un percorso che regala panorami mozzafiato su tutto l’Agroericino e che permette di proseguire verso l’area boschiva di San Matteo, e da qui continuare per Bonagia, oppure risalire verso porta Spada o la Torretta Pepoli, rientrando così ad Erice.
Entrambi i percorsi, dove in alcuni periodi dell’anno è possibile ammirare le orchidee, affascinanti fiori naturalizzati sul posto, sono frequentati da molti escursionisti che adesso potranno anche fare riferimento sulle informazioni contenute in queste tabelle, con tanto foto delle orchidee di Francesco Incagnone ed i testi predisposti dal dirigente del Comune di Erice Salvatore Denaro.
I pannelli sono dotati anche di QR code, che attraverso una apposita app permette di accedere attraverso uno smartphone ad una photogallery e a delle schede sulle evidenze storiche e naturalistiche delle orchidee che nascono e crescono in maniera spontanea nella montagna di Erice. Oltre al QR code e la relativa app, i pannelli si possono trovare anche on line sul sito del dei Comune di Erice.
“La protezione dell’ambiente – ha dichiarato il presidente del Lions Club di Trapani Giorgio Geraci – passa anche attraverso la conoscenza del proprio territorio. Conoscere e vivere il proprio territorio va fatto attraverso iniziative che portino i cittadini in luoghi poco distanti dai luoghi della quotidianità e ricche di bellezze ignote o nascoste. Lasciare emergere queste bellezze, come abbiamo voluto fare con le orchidee, e metterle, attraverso le tante immagini, nella nostre retine, significa farle arrivare al nostro cervello che le immagazzinerà come “oggetti conosciuti”. Il bello quindi inserito nei parametri del quotidiano grazie al lavoro di chi ancora cerca, guarda, riconosce e offre agli altri come dono di conoscenza.